don’t break my balls

Per tutta una serie di fattori X Y Z che coordinano lo spazio cosmico che abito, mi tocca tergiversare su tante di quelle palle che spesso sono stata tentata dall’organizzare in un semplice conteggio numerale. Tuttavia, sono presa da altri fattori che limitano il mio tempo per le bischerate.
Quindi mi tormento in silenzio, restando sorridente per semplice circostanza.

Scalza

Everybody loves somebody

Mi preoccupa l’ambiente umano. A volte penso che non ce la farà a sopravvivere ma poi penso ad altro, mi distrae quella lieve socialità che circonda il mio quotidiano. E’ quasi un swing che ondeggia tra le curve di imprevisti e di sorprese che mi spaventano per l’incredibile puntualità che riescono ad avere nella vita delle persone in generale. Specificatamente so bene che è difficile collocarle nella time line ma nella giusta distanza un senso ce l’hanno. E quel senso a volte ti riporta indietro mentre attraversi una strada e vedi senza guardare. Per fortuna le automobili hanno un clacson. Ti spaventa ma ti salva, c’è poco da dire.

Scalza

Ricondotti dalla principalità


Oggi mentre tornavo dalla biblioteca, mi sono detta: a pensare male c’è sempre tempo, in fondo.
Bisognerebbe invertire i meccanismi con cui si approda verso una conoscenza, sarebbe più facile.
Per fortuna restano i tacchi smisurati, i drink invisibili e le spezie a sorpresa. Oggi ne ho mangiata una in un cicles e mi sono ricordata che li mangiavo sempre quando A. mi chiamava Beta perchè lui era Eta.
Pensavamo di essere indivisibili e invece non so neppure più cosa fa, dov’è, perchè.
Frammentata in mille bolle di pensieri che si sparpagliano nel mondo, per forza che a volte mi sento a pezzi.

Scalza

PirotecnicY

Mi ricordo quando ascoltavo John Denver che di inglese non sapevo quasi niente ma mi sembrava di capire perchè la musica ti parla anche se le parole non le sai. E raccontavo delle storie nei cortili a quelli che mi ascoltavano  mentre altri giocavano a pallone e c’erano foglie che cadevano anche se non era autunno. Forse era solo più naturale anzichè naturalizzato, lo eravamo tutti. Poi c’è stato l’adattamento e l’adozione da parte di sistemi che non ci hanno protetto nel giusto valore che ha l’umanità. Resta questa voglia di sognare e di riascoltare di nuovo armonie di un tempo passato che non è però finito. Resta ad aspettare che qualcuno torni a viverlo, sospendendo errori che non hanno niente a che vedere con nuove possibilità.
Parafrasati e instabili dobbiamo solo accontentarci di quegli spiragli che si colgono quando la musica ti parla ancora e ora le parole le sai.

Scalza

Pensati da Altro

Certi giorni ti dicono che il mondo finisce, poi un altro giorno ti dicono che tu avevi capito male, che volevano dire che era finita l’era non il mondo. Non fa niente.
Io tanto pensavo ad altro.
A quella volta che mi hanno pestato un piede apposta per farmi accorgere di qualcuno che poi ho scoperto che non era molto accorto. E’ strano come gli accorti se ne fregano dell’accorgimento degli altri mentre chi non è accorto per niente vuole che gli altri si accorgano di loro. Dev’essere una malattia che ci fa centrifugare quando dovremmo centripetare e vice-versa. Stavo pensando a questo.
Poi mi sono accorta che c’era un pacco che mi guardava sorridendo perchè forse voleva essere aperto.
Ma io pensavo ad altro.
A quella volta che  nevicava e F. mi teneva la mano con quella tenerezza che hanno le cose che si svestono di quello che sei e restano attratte da un senso di unità, dove poi ci sei tu, tua zia, tuo nonno, tuo cugino alla seconda, la tua compagna di seconda elementare che poi se n’è andata via di corsa perchè i dottori gli avevano detto che doveva morire entro un anno e per fortuna, è ancora viva oggi. C’è un senso di dolcezza che perseguita quelli che vogliono restare innamorati anche se nessuno li guarda o forse li guardano tutti ma loro non se ne sono mai accorti.
Perchè pensano ad altro.
A quelle nuvole che passano nei cieli azzurri che anche se fa freddo ti sembra quasi estate e sospiri perchè hai sentito quello che ti ha lasciato il segno e non vuoi mandare via perchè ti piace, è con te, fa parte della tua storia, del tuo modo di avere la tua faccia, le tue mani, la tua ciccia o la tua ossatura sporgente. Non fa niente chi sei e come sei. Tanto stai già pensando ad altro.

Scalza

Sorprendevoli di nientevolezza (I like so)

A volte trovi le cose dove meno te lo aspetti. Come E. che ha conosciuto S. mentre pattinava con un altro o R. che ha trovato l’anello che aveva perso, in un cinema sulla mano di un’altra donna che però non era lei.

Mi sorprende l’indelebile questione dell’appartenenza che se manca di proprietà intrinseca svanisce come il mal di testa quando sai che è ragionevole di scusabili distanze che vuoi mantenere per avere del tempo solo per te, per i tuoi sogni e per la tua indefinibile identità.

Tuttavia il tempo del ritrovabile arriva come arrivano i saldi a fine stagione e le pioggie a fine estate per riportare temperature sopportabili e ritmi più abitudinari che ti adagiano come il cielo sull’orizzonte, in un posto giusto per te, perchè verticali va bene solo se c’è una tensione che ti supporta. Ma ogni tensione va via, nel tempo resta solo quello che è.

Scalza

Sfumature convenzionali

Non ho capito se questo colore dei capelli che ho fatto va bene o no.
A me piace, al ex CLB piace.
Al resto del [mio] mondo: 50% piace tantissimo, 50% non piace tantissimo. Il tantissimo li accoumuna, il piacere no. Il che mi lascia in perplessità.
Gli unici moderati siamo io e l’ex CLB, sarà che in fondo io e lui i miei capelli li vediamo abbastanza spesso e quindi abbiamo un rapporto con loro, distaccamente amorevole.
Un pò come dovrebbe essere una relazione di sentimento, perchè in fondo il distacco è la liberazione di quell’atteggiamento emozionale con il quale si vive il possedimento più che il “bene” stesso.
E’ una scelta, certo. Spesso non si sa.

Scalza

Frontiera

Sono stati anni difficili. Ho perso mio padre, mio figlio è diventato grande e io mi sono sentita inadeguata. Come quando hai le scarpe troppo grandi o i jeans troppo stretti che va bene lasciarli mezzi aperti fino ad un certo punto. Quel punto che ti rende normalizzata in quella specie di visione dove resti a tappezzare un quadro che prima o poi speri che qualcuno completerà.

Spesso infatti è come quando guardano un tuo profilo, come se poi dovessero stilare un identikit. Giusto per parlare male e ricordarti quei difetti che nessuno amerà di te ma che a te piacciono tanto perchè ti rendono diversa così come vuoi essere per assomigliare solo e sempre più a te stessa.

Altri ti confonderanno in mezzo a mille altri occhi, nasi, bocche. Sarai una che è un miscuglio di idee e di ricordi ma se non lo sai sei mezza salva. Meglio non sapere tutto, l’ho capito quando incontravo quei qualcuno che dicevano di cercare un altro amore ma intanto parlavano di tutti quelli che avevano avuto tranne che di se stessi.

Sono pochi quelli che hanno il coraggio di guardare veramente in se stessi che è lo stesso coraggio di guardare veramente negli altri, come quando si apre veramente un libro e si legge qualche riga per capire. Alcuni approfondiranno il capitolo ma solo pochi lettori arriveranno a leggere tutto, prefazione e sommario compresi. E poi sogneranno su quelle parole, le rileggeranno e scriveranno qualche frase su un biglietto di auguri di natale o forse per un anniversario importante.

Sono stati anni difficili. Ho perso mio padre e mio figlio è cresciuto con quella fretta che hanno tutti gli uomini quando arrivano alla soglia di quella falsa indipendenza che non fa che legarti a luoghi comuni e dati di fatto. Passerai l’altra metà della vita a cercare di capire cosa ti fa sentire infelice e se sarai abbastanza fortunato, arriveranno anni in cui ti slegherai e potrai dire: sono stati anni difficili, ma ce l’ho fatta.

Scalza

Dissociarsi in ambivalenze d’ottimo sapore

Ma poi perchè qualcuno dovrebbe portarti via qualcosa che è tuo?

Stamattina ho spiegato al CLB una cosa che non so. Poi mi sono chiesta come ho fatto e da dove è venuta quella bella spiegazione ma poi mi è venuto il dubbio che non avevo capito quello che avevo detto o forse avevo capito una cosa mentre la mia bocca blateralizzava da sè.
Così ho fatto due conti a mente libera e ho chiesto al CLB di ripetere quello che avevo spiegato per filo e per segno. E lui mi ha raccontato una storia bellissima che mi è sembrata ancora migliore di quella bella spiegazione che avevo pensato di aver detto.
Deve esserci qualcosa che ci spinge ad essere migliori anche quando non lo siamo per niente o forse non sappiamo credere in noi. Forse è un fatto di credibilità.

Scalza