Soccorsamente più in là

Da quando ho insufflato aria in quel manichino non sono più la stessa.
Io che schernivo il sentimento e mi dilettavo a canzonellare le arie romantiche con dei finti passi di tip tap.
Sarà stato lo sguardo fisso o la pupilla dilatata, il polso assente o la briosità dell’ingegnere vigilante ma alla fine il suono della campana l’ho sentito. A dire il vero era più simile a un fischio ma mi ha dato l’ok.
E quando una cosa è ok, come puoi dimenticarla? Mai più.

Scalza

Sfumature convenzionali

Non ho capito se questo colore dei capelli che ho fatto va bene o no.
A me piace, al ex CLB piace.
Al resto del [mio] mondo: 50% piace tantissimo, 50% non piace tantissimo. Il tantissimo li accoumuna, il piacere no. Il che mi lascia in perplessità.
Gli unici moderati siamo io e l’ex CLB, sarà che in fondo io e lui i miei capelli li vediamo abbastanza spesso e quindi abbiamo un rapporto con loro, distaccamente amorevole.
Un pò come dovrebbe essere una relazione di sentimento, perchè in fondo il distacco è la liberazione di quell’atteggiamento emozionale con il quale si vive il possedimento più che il “bene” stesso.
E’ una scelta, certo. Spesso non si sa.

Scalza

Nothing

A volte sono un po’ preoccupata perchè non so cosa rispondere. Penso che sia maleducazione non farlo quindi mi invento qualcosa. In realtà hanno ragione quelli che mi dicono che non sanno che dirmi.
Effettivamente che c’è da dire se uno non dice niente?
Al massimo lo puoi insultare ma poi so che in fondo sono parzialmente simpatica quindi è meglio non farlo. In virtù di quella parzialità, ovvio.

Scalza

Angolarismi

Poi questa cosa dell’acutezza e ottusità non l’ho mai capita.
Il retto lo capisco ma non mi piace. Sei a metà, una via di mezzo, una finta normalità perchè la norma lo sappiamo bene che non è nella metà. “Sei retto” fa schifo, diciamolo. Vuol dire che non sei capace di travasarti, sbilencarti e se lo fai crolli e cadi. Non mi piace il retto, mi sa di rigido, di composto nella forma, di noioso e molto impraticabile.
Prendi l’acuto che è fatto chiuso. Allora acuto vuol dire che focalizzi bene, ma se è un modo di definire la mente significa che hai la mente abbastanza chiusa nei 360 gradi possibili.
Preferirei l’ottuso a questo punto, se mi dicono “sei ottusa” non mi offendo. Lo trovo quasi gradevole perchè in realtà per me il meglio sarebbe dire “sei giro”. Ovvero circolare, unica, cosmica, completa, girevole per tutta una serie di cose che potrei dire ma non ne ho il tempo.
Il tempo ad esempio è acuto, troppo minutato. Mi fa incavolare.

Scalza

Serizzare in replicabilità


Certi giorni vorrei essere più serizzata. Semplicemente connessa con un movimento da ripetersi nell’abitudine di quello che si fa, perchè si sa.
Non mi riesce, non so farlo.

Per questo quando il CLB mi chiede “oggi stiamo a casa che non ho voglia di andare a scuola” io ci penso e chiamo M. per farmi convincere che non è una buona idea quella di evadere dagli schemi della ripetibilità. Perchè M. ha ragione e mi aiuta a restare in una serizzazione che poi mi aiuta nell’organizzazione di quello che voglio fare in mezzo a quello che devo, perchè certi impegni presi poi si possono ritrattare fino ad un certo punto.

Quel punto mi piace guardarlo ed ogni tanto ci parlo insieme chiedendogli chi l’ha messo, io non sono stata, e perchè è fatto a forma di ics come se fosse segnabile di un tesoro che però, ci ho provato, sotto sotto non c’è. Avrei preferito una ipsilon, per darmi ragione di una [almeno] duplice possibilità.
Tuttavia è fatto così, devo accettarlo, anche perchè tanto lui non parla, io resto a guardarlo e spero che si sposti, che svanisca, che si renda parzialmente loquace di una certa reperibilità.

Un po’ come certe persone che magari insegui per anni, poi ti stanchi e cominci a guardare altrove e, non si capisce come capita, però in quell’altrove loro ci sono sempre, ovunque, dovunque. Così diventa che sono loro che ti inseguono per anni, insieme a quegli altri che erano stati prima di loro e caricati dal quel cercare che tu avevi di loro, non si stancano tanto facilmente e sono sempre in quell’altrove con te. Appassionatamente.

Credo che sia un fatto temporale, non parlo solo di sentimenti o accoppiamenti. Parlo di relazioni con persone, amicizie comprese. Voglio essere più comune nella mia cosmica attrazione verso la comprensione dell’essere umano. Che una dignità ce l’ha anche quando non è nobiltà. Forse perchè c’è uno sfasamento temporale di intenti, c’è chi è “troppo” avanti e chi resta indietro sempre. Anche quando gli spieghi le cose come se parlassi a un bambino di due anni africano e loro di anni ne hanno 40 in più e sono vissuti quasi sempre vicino a dove vivevi tu.
Così poi cominci a mappizzare i territori e le destinazioni a cui puoi rivolgerti senza troppe permeabilità che fondamentalmente annegare non va mai bene.

A meno che non si tratti di un semplice gin che, seppure limitatamente rispetto a quei tempi dove le sregolatezze vivevano l’impeto di certe indesiderabilità, ancora contorna l’effetto di certe reazioni soft-evoli di ammodernità.

Per fortuna provo ancora piacere nello sfogo sublimato in rincuorabili dialoghi interiori che tra l’ironia e la dolcezza si addentrano e poi esternano scivolate verso quell’imbrattamento artistico con cui mi diletto a dipingere istantanee che, spesso, parlano quasi e sempre solo di me.

Scalza

Friends

Dovrei ricordarmi le promesse che faccio ma tendo a dimenticarle per confusione più che per volontà. Allora, visto che io sono un’inventora, ieri sera mi sono fatta un ricordatore tascabile che lo attivi schiacciando il tasto off e lo disattivi schiacciando il tasto on.
M* dice che questo schiacchiamento è un errore, allora io gli ho chiesto.

Ma tu sai cosa disattivi schiacciando il tasto off?

E lui mi ha detto “no”.

Allora ho capito che spesso noi presupponiamo di sapere solo perchè non abbiamo voglia di ascoltare. E questa è una cosa davvero molto stupida.

Scalza