Distribuiti casualmente nelle proprietà statistiche del caso

Oggi R. mi parlava di una che ha fatto cose orribili, manipolato alla grande, ucciso (mentalmente) tante di quelle persone che dovrebbe essere ricercata dall’FBI sezione “persone pericolose”.
Andando a fondo abbiamo capito che quell’una ero io.

E’ sempre bello quando il caso vince sulla legge statistica dell’improbabilità.

Scalza

Possibili rallentamenti

Quando incontro un ingorgo, mi capita di pensare. Per questo non sopporto gli ingorghi.
Il pensiero che si fa in un’auto chiusa non è mai buono. Gira nello spazio rinchiuso come un lupo affamato anche se hai tolto il ricircolo e aperto un po’ i finestrini.
Oggi ho provato a fare amicizia ma i lupi non sono troppo facili da capire, più semplicemente ti azzannano e portano via un pezzo. Se ti serviva, sei fritto.
Per questo oggi ho sbagliato tutto. Mi serviva quel pezzo là.

Scalza

Sparsitudini

Il destino ti dice che fare, la testa no.
La testa orienta il tuo non fare su un affacendamento che ti fa solo perdere tempo in cose che tempo ne hanno troppo. Per questo poi sei stanco.
Io mi sparso. Come si sparsono quelle foglie che cadono e vanno, si fermano, poi vanno.
Sparsata così per dire ma anche nell’essere che non mi interessa più il dopo perchè alla fine avevo dei sogni e non è andata come volevo. E’ stato tutto diverso. Di quelli che non mi hanno invitato mai alle loro feste ma che hanno sempre partecipato alle mie. Di quelli che hanno conosciuto ogni mio amico ma io non so che faccia avevano quei nomi di cui dicevano. Compagni no, quello si fa viaggiando.
Per viaggiare devi essere sparso ma anche sparsato.
Per questo ti sparso. Come si sparsano il pepe e il sale nella minestra insipida che ti danno quelli che si affacciano alle finestre per prendere aria mentre tu cadi, vai, ti fermi e poi vai.
Sparsato nell’essere più che nel dire e non ti interessa più dopo, perchè prima avevi dei sogni ma non è andata come volevi. Forse è meglio cosi.

Scalza

Addizionabili per divisibilità

Certi giorni quando chiudo le imposte prima di dormire c’è F. che mi guarda dall’altra parte e vorrei salutare con la mano ma penso che sia meglio non farlo.
 Mettiamo il caso che guarda oltre la mia esistenza e io ho frainteso, magari ci resto male perchè avevo pensato che gaurdava proprio me.
Certi giorni F. neppure c’è e quindi non ci penso affatto, chiudo le imposte e faccio entrare il gatto e poi mentre sono a letto penso che magari io non ho visto F. anche se c’era perchè non è che posso avere la vista a raggi X e vedere daperttutto. Io ho una vista normale che spesso è distratta dai pensieri che  mi pensano direttamente così almeno risparmiano tempo e fatica.  Per questo non riconosco sempre chi incontro. E di questo mi dispiace tanto.

Scalza

Affiancati ma inaffidabYli

E’ brutto capire le cose dopo che sono successe. Io vorrei capirle mentre capitano per avere una reazione adeguata al fatto che succede. Invece sono ritardata come certi orologi meccanici. Forse ho solo bisogno di oliature, di un bravo aggiustatore.
Se lo conoscessi ci andrei. Gli direi di aggiustarmi la sfasatura che mi porta a comprendere le cose e se non riesce, a togliermi del tutto quel meccanismo di comprensione. Perchè in ritardo non mi serve a niente come quando trovi l’ombrello che ha già finito di piovere o le chiavi di casa che non sei più a casa tua perchè quando è notte da qualche parte devi stare.
Mi piacere avere ascolti più semplici. Invece la casualità mi guida sempre nel secondo ascolto, quello che poi mi fa scoprire il doppio strato della verità. Lo strato più essenziale, quello che ti nutre veramente e ti spiega quell’istinto che si muove e ti fa storcere il naso quando qualcuno ti fa i complimenti e tu non capisci perchè senti che ti sta dicendo il contrario. Poi capita sempre che trovi quel contrario da altre parti, in altri modi, perchè per essere buoni finteggioni bisogna essere bravi attori ma la vita non è Made in Hollywood, of course.

Scalza

Frontiera

Sono stati anni difficili. Ho perso mio padre, mio figlio è diventato grande e io mi sono sentita inadeguata. Come quando hai le scarpe troppo grandi o i jeans troppo stretti che va bene lasciarli mezzi aperti fino ad un certo punto. Quel punto che ti rende normalizzata in quella specie di visione dove resti a tappezzare un quadro che prima o poi speri che qualcuno completerà.

Spesso infatti è come quando guardano un tuo profilo, come se poi dovessero stilare un identikit. Giusto per parlare male e ricordarti quei difetti che nessuno amerà di te ma che a te piacciono tanto perchè ti rendono diversa così come vuoi essere per assomigliare solo e sempre più a te stessa.

Altri ti confonderanno in mezzo a mille altri occhi, nasi, bocche. Sarai una che è un miscuglio di idee e di ricordi ma se non lo sai sei mezza salva. Meglio non sapere tutto, l’ho capito quando incontravo quei qualcuno che dicevano di cercare un altro amore ma intanto parlavano di tutti quelli che avevano avuto tranne che di se stessi.

Sono pochi quelli che hanno il coraggio di guardare veramente in se stessi che è lo stesso coraggio di guardare veramente negli altri, come quando si apre veramente un libro e si legge qualche riga per capire. Alcuni approfondiranno il capitolo ma solo pochi lettori arriveranno a leggere tutto, prefazione e sommario compresi. E poi sogneranno su quelle parole, le rileggeranno e scriveranno qualche frase su un biglietto di auguri di natale o forse per un anniversario importante.

Sono stati anni difficili. Ho perso mio padre e mio figlio è cresciuto con quella fretta che hanno tutti gli uomini quando arrivano alla soglia di quella falsa indipendenza che non fa che legarti a luoghi comuni e dati di fatto. Passerai l’altra metà della vita a cercare di capire cosa ti fa sentire infelice e se sarai abbastanza fortunato, arriveranno anni in cui ti slegherai e potrai dire: sono stati anni difficili, ma ce l’ho fatta.

Scalza

Faffantùlati

Mio padre diceva sempre che la miglior risposta è quella che non si dà. Effettivamente, in una visione perfezionista, questo è vero ma dall’altra parte blocca ogni forma di espressione e questo nel lungo termine può far male.Per questo io dico al CLB che la miglior risposta è quella che dai in un blog.
Se è titolata è ancora meglio.

Scalza

Visitors & the movie

Vorrei dire sempre quello che penso. Invece negozio mutismi in cambio di quella semilibertà che mi permette di restare attorniata da sottolineature atipiche ma vicine a me per quel calore di vita, per quel battito che a volte mi fa sorridere.

Certe volte è del cuore, altre volte è di altro. C’è chi dondola anche mentre aspetta un tram, c’è chi non lo fa mai. Ti sembra che sia una cosa diversa ma poi ci sono attimi dove puoi verificare che esiste una similitudine anche in chi è diverso, profondamente diverso. Perchè ci sono attimi dove anche chi è totalmente altro, ti apre il cuore e ti parla con la sua voce, guardandoti come se vedesse proprio te e non un altro, apparenza o dissolvenza, interferenza o sub-personalità.
Sono momenti incredibili e meravigliosi in cui si è semplicemente umanità.

Vorrei sempre dire quello che penso. Invece so che non lo posso fare. Anche quando scrivo su spazi relativamente liberi  ma solo perchè condizionati da quella creatività che per me sogna, per me si muove, per me apre discorsi indiretti anche se spesso indirizzati dalla ragione. Anche quando mi sento isolata nel mio spazio inter/dimensionale perchè uso codici di accesso che non conosco ma inconsciamente mi difendono dall’ombra che ho. Anche quando sono l’unica a capire quello che ho cercato di dire.
Non fa niente, ci ho provato perchè volevo dire quello che pensavo.

Scalza

Rime

Mi ricordo Alcune cose.
Altre le ho dimenticate.
Sono infastidita da chi cerca di sconfinare nel mio entusiasmo perchè mi vuole vedere infelice. Non divento infelice così come vorrebbe ma resto infastidita. I fastidi sono quelle cose che non è che ti impediscono di vivere ma un po’ ti frenano. Come se vuoi correre e qualcuno ti dice “metti queste scarpe che sono perfette per correre” e tu ci credi, cioè ti sei presa per buono qualcosa che poi si rivela essere fastidio, perchè quelle scarpe là, in realtà non vanno bene per niente, anzi, pesano quanto tre persone uguale a te, così fai fatica, muovi dei passi trascinandoti il fastidio. Certo, basterebbe toglierti le scarpe solo che questa cosa mica la sai. Potrebbero essere dei guanti, gli slip, la maglietta, il reggiseno, la pinzetta con cui ti fermi il ciuffo ribelle. Se lo sapessi te li leveresti ma non lo sai e continui a strascicare il peso, cercando di mantenere alto l’entusiasmo che però, è quasi normale, è smorzato e ammazzato dal fastidio che non solo pesa, ma nel tempo soppesa e sospesa ogni tua abitudine e ogni tuo pensiero. Finisci per restare così. Seduto perchè appesantito.
Mi ricordo. Alcune cose.
Altre le ho dimenticate.

Scalza

A botti piene


Mia nonna diceva sempre “chi dorme non piglia pesci” ma se il pesce non ti piace, chi se ne frega. Poi tanto oggi con quelle diavolerie che fanno puoi anche dormire tanto ci pensano quelle a prendere il tuo pesce che poi eventualmente puoi scambiarlo con quello che ti piace di più.
Tuttavia ogni tanto fa bene anche stare svegli, diavolerie a parte, altrimenti ti perdi dei bei tramonti, certi sguardi, parole, passeggiate, aria fresca, abbracci, sapori, odori.
Si, lo so che sono cose che puoi anche sognare, però le vive quella me del sogno, non io che sono al di qua dell’al di là. Per un equilibrio sano e consapevole, meglio svegliarsi un po’.

Scalza